Uno sguardo sul presente per immaginare il futuro
Editoriale
Giunge al termine, dopo nove numeri, il progetto ReadHIT promosso dalle associazioni AIIC, AISIS e HIMSS Italian Community e sostenuta da Philips per condividere le esperienze di CIO e Ingegneri Clinici e fare sintesi sulla trasformazione digitale e l’adozione delle nuove tecnologie nel Sistema Sanitario.
I contributi che vi abbiamo proposto con questa iniziativa sono intervenuti in occasione di una svolta epocale per la Sanità italiana: sottoposta a uno stress senza precedenti scaturito dal diffondersi del Sars–Cov-2, questa ha assunto nel dibattito politico e sociale una centralità che ha determinato, di conseguenza, una crescente attenzione che si riflette nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
L’opportunità che si apre per il SSN di compiere definitivamente un salto nell’era dell’eHealth è irripetibile, ma perché non vada sprecata è necessario aver chiaro in mente il modello di sanità che si intende costruire. È ciò che tentiamo di fare in quest’ultimo numero, perché fino a qui abbiamo parlato molto di presente, ma abbiamo sempre avuto in mente il futuro.
Quale sistema sanitario dunque è più desiderabile per il futuro?
Se si guarda indietro in questi numeri già è possibile intravedere una risposta, molti sono gli spunti e le informazioni che spingono in una precisa direzione.
Il nuovo sistema sanitario non dovrà più considerare l’ospedale (e l’ospedalizzazione) come (quasi) unico centro per la presa in carico della cura dei pazienti. Il PNRR prevede la creazione in Italia di un sistema policentrico, il potenziamento delle cure domiciliari nonché la costituzione di strutture intermedie, le case di comunità, che dovranno costituire l’approdo “normale” del malato non cronico e un raccordo importante tra gli ospedali e la medicina territoriale.
Ma cambierà anche l’ospedale, evolvendo verso una forma che alcuni dei nostri contributor hanno efficacemente definito “elastica”. Si tratterà di una struttura fisica e funzionale capace di rispondere in modo flessibile a differenti sollecitazioni e a integrare in tutti i processi le moderne tecnologie, superando i confini “fisici” del Pronto Soccorso e dei singoli Reparti e includendo i presidi territoriali, oltre al domicilio dei pazienti. Gli ospedali in futuro dovranno essere in grado di modulare l’offerta di cura in base alla domanda, destinata a variare al mutare di numerosi fattori, dall’invecchiamento della popolazione, alla necessità di assicurare un’elevata qualità della vita dei degenti fino alle accelerazioni e decelerazioni determinate da ondate di crisi sanitarie e di pandemie.
In questo scenario in evoluzione ci siamo soffermati più volte sul ruolo delle tecnologie, dalle piattaforme alle apparecchiature, abbiamo approfondito temi specifici, Telemedicina e l’Enterprise Imaging, spingendo lo sguardo fino agli scenari più futuribili dell’Intelligenza Artificiale. Lo abbiamo fatto perché sono le tecnologie che abilitano la creazione di un sistema sanitario che connette tutti gli stakeholder – medici e caregiver – e che mette in rete i diversi player del nuovo ecostistema policentrico fornendo loro informazioni in maniera customizzata.Accorciando così i tempi di diagnosi e rendendo più efficaci ed efficienti le cure.
E qui veniamo a quello che a detta di tutti gli opinion leader che si sono avvicendati nel nostro confronto è forse il vero punto di svolta per il successo della rivoluzione della sanità digitale, i Big Data. Senza una condivisione strutturale e regolata delle informazioni sanitarie non ci sarà integrazione e non ci sarà digitalizzazione (lo abbiamo visto con le difficoltà che ha incontrato in questi anni il progetto del Fascicolo Sanitario Elettronico). Solo la condivisione di informazioni in un unico ecosistema, integrato sicuro e accessibile da ogni luogo abiliterà la presa in carico digitale del paziente “a tutto tondo”, offrendo la possibilità di accedere a tutti i servizi digitali di prevenzione, accesso, cura e follow-up. E aprendo la strada per un ruolo più attivo del paziente stesso che, da mero destinatario dei servizi, diventa uno dei player di un sistema sanitario destinato a diventare progressivamente sempre più incentrato sulla persona.
Per la prima volta intravvediamo quindi, un ulteriore cambio di paradigma: la sanità del futuro metterà al centro la persona /cittadino e non più il paziente.
Un dettaglio non trascurabile, sia per gli impatti organizzativi – prendersi cura e non solo curare – che per l’impatto sui finanziamenti – sarà sufficiente quanto disposto nel PNRR? – dove l’elemento abilitante fornito dalle tecnologie attuali e future faranno la differenza.
Crediamo fortemente che il prossimo quinquennio sarà caratterizzato da una trasformazione delle nostre professioni. Saremo chiamati ad intervenire dentro e fuori dalle mura dei nostri presidi, collaboreremo con nuove professioni: data scientist, esperti di AI, esperti di comunicazione, in modo quotidiano.
Molta strada è stata fatta insieme. Ciò che più ci auguriamo è che almeno in piccola parte questa iniziativa abbia contribuito a sviluppare tra i vari operatori un dibattito accorto, competente e aperto sulla Sanità italiana. Se in qualche misura ci siamo riusciti è grazie a tutti coloro – medici, CIO, esperti, manager, lettori – che hanno preso parte a questa iniziativa offrendoci spunti, suggerimenti e anche critiche. A loro va il nostro più sincero ringraziamento.
Buona lettura
A cura della redazione
