PNRR e riforma sanitaria: nessun futuro senza alfabetizzazione digitale
In questi giorni la Commissione Europea ha dato il via libera definitivo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal Governo Italiano. Con il versamento, entro l’estate, dei primi fondi (un anticipo di circa 25 miliardi di euro) si pone fine alle discussioni – e alle polemiche – sviluppatesi in merito ai tempi di elaborazione e di presentazione del Piano. E ci consente di tornare, in modo più mirato, ai temi inerenti alle modalità di attuazione dei diversi contenuti del Piano relativi alla riforma del Sistema Sanitario Nazionale cui avevamo già dedicato un numero del ReadHIT.
I contributi che presentiamo in questo numero fanno riferimento ai due macro capitoli di spesa per la sanità compresi nel Piano e dettagliati nell’ambito della missione 6, che riguardano la digitalizzazione del sistema sanitario, la sua riorganizzazione e il rinnovo delle infrastrutture e delle apparecchiature medicali.
Sul fronte della riorganizzazione del sistema, è stata ribadita la necessità di creare una struttura policentrica, che cioè non abbia più il solo ospedale (e l’ospedalizzazione) come punto privilegiato di presa in carico del paziente. Si prevede, quindi, il potenziamento delle cure domiciliari e la costituzione di strutture intermedie di presa in carico e di gestione del cittadino/paziente: le case di comunità (interventi che prevedono un investimento di circa 7 miliardi di euro). Queste ultime dovranno costituire il punto di accesso privilegiato dell’assistito e rappresentare un raccordo importante tra le strutture sanitarie ospedaliere e la medicina territoriale. L’integrazione tra i diversi livelli essenziali di assistenza dovrà essere, perciò, garantita da queste “nuove” infrastrutture territoriali in grado di aggregare diverse professionalità sanitarie, a partire dal Medico di Medicina Generale e dallo specialista territoriale, per arrivare, poi, all’infermieri di comunità, ai riabilitatori ed ai fisitoterapisti.
Sul fronte del rinnovo del parco macchinari, il piano dà una forte spinta all’ammodernamento ed all’acquisto di nuovi dispositivi di ultima generazione, consentendo di fatto una piccola-grande rivoluzione nella modalità di erogazione delle cure con effetti positivi sulla qualità ed effìcientamento delle cure.
Inoltre, in questa seconda sezione di interventi della Missione 6 (per un totale di 8,63 miliardi di euro di investimenti), il PNRR contempla un deciso potenziamento dei servizi sanitari digitali. Con questi si intendono, a titolo esemplificativo, il teleconsulto, la telemedicina, il non più procastinabile completamento del Fascicolo Sanitario Elettronico, ma anche tutto ciò che sostiene e facilita il nuovo modus operandi all’interno degli ospedali, innescato proprio dalla riorganizzazione dell’impianto complessivo del settore : sarà necessario, infatti, raccordare le attività degli ospedali con quelle delle case di comunità, potenziare i servizi di controllo e monitoraggio dell’assistenza domiciliare, coordinare le attività dei medici di medicina generale e delle farmacie di territorio.
Come abbiamo fatto in più occasioni salutiamo con grande favore l’inserimento nel Piano di fondi per potenziare la raccolta e la condivisione dei dati sanitari. Ciò che apprezziamo è che si supera la visione che, fino ad oggi, aveva caratterizzato l’approccio pubblico di concentrare lo sviluppo in questo settore solo – o prevalentemente – sul Fascicolo Sanitario Elettronico e sui flussi informativi derivanti dagli obblighi derivanti a livello regionale dal debito informativo nei confronti del Ministero. Il Piano si spinge oltre, raccogliendo le richieste degli operatori di concentrarsi sulla raccolta, l’archiviazione e la condivisione di dati sanitari omogenei, raccordandoli e integrandoli con gli aspetti propri della medicina predittiva e con l’Intelligenza Artificiale. E, pur mantenendo l’autonomia delle Regioni sul fronte sanitario, sottolinea una non più procrastinabile regia nazionale.
La riforma disegnata dal Piano, insomma, è profonda e ambiziosa. Non mancano diverse osservazioni critiche: alcuni commentatori, pur apprezzando la centralità assegnata alla sanità nel suo alto valore sociale ed economico, evidenziano l’insufficienza dei fondi, soprattutto se si tiene conto della numerosità delle strutture di cura coinvolte e previste (si parla di 1.288 Case della Comunità e di 381 Ospedali di comunità). Altri evidenziano il ritardo cronico del nostro Paese nel campo dell’alfabetizzazione informatica, degli operatori della sanità quanto dei cittadini. Su quest’ultima osservazione ci preme ricordare, come abbiamo fatto più volte, che il mondo della sanità nel suo insieme – dagli operatori, all’industria al mondo delle Associazioni – conduce, da anni, e deve continuare a condurre una campagna di formazione continua, mirata proprio alla diffusione di una capillare cultura digitale. Siamo convinti, infatti, che la formazione digitale sia il prerequisito indispensabile all’attuazione della riforma sanitaria disegnata dal Piano, così come di ogni tentativo di ammodernamento della sanità o della Pubblica Amministrazione. Se non si considererà in modo attento il ruolo della comunicazione, della formazione e del coinvolgimento attivo dei soggetti del sistema sanitario, ogni tentativo di riforma sarà rallentato o largamente inefficace.
Buona lettura.
Alessandro Campana
