Monthly Key Topic

I fattori abilitanti la Sanità post PNRR: sussidiarietà, digitale e formazione

Key topic

A cura della redazione

Nella versione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano (PNRR) la Missione Salute si articola in due parti: la prima con una dotazione finanziaria di 7 miliardi di euro ha l’ambizione di rafforzare le prestazioni sanitarie erogate tramite un potenziamento delle strutture territoriali e dell’assistenza domiciliare. La seconda mira a valorizzare l’Sistema Sanitario Nazionale in termini di risorse umane e tecnologiche e migliorare il settore della ricerca scientifica in ambito medico per un investimento che ammonta a 9,63 miliardi di euro.

Medicina territoriale e di prossimità

Una vera e propria rivoluzione organizzativa è quella che attende l’articolazione territoriale del Sistema Sanitario Nazionale: secondo quando definito dal Piano l’ospedale tradizionalmente inteso non sarà più l’unico centro deputato alla presa in carico del paziente, ma si dovrà inserire in una più estesa e articolata infrastruttura territoriale. Memori del collasso sanitario dovuto alle eccessive ospedalizzazioni registrate durante la crisi pandemica, le Istituzioni hanno deciso di lasciare agli ospedali la gestione delle patologie più gravi e l’erogazione delle cure critiche. Le altre prestazioni sanitarie saranno trattate da altre strutture: così entro il 2026, accanto agli ospedali saranno costituite 1288 Case di Comunità che dovranno diventare il punto di riferimento a livello territoriale per gestione e la cura dei malati.

Contestualmente sarà rafforzata la cura a casa del paziente attraverso due azioni: il potenziamento dell’erogazione dei relativi servizi sanitari e l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali (COT) che dovranno coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari. L’obiettivo è quello di raggiungere almeno il 10% della popolazione a livello regionale e, soprattutto, gli individui over 65 con patologie croniche o non autosufficienti. Ultimo tassello ma non meno importante della nuova articolazione territoriale della sanità sarà costituito dall’attivazione dei cosiddetti Ospedali di Comunità: strutture sanitarie in grado di accogliere pazienti che necessitino di interventi sanitari di media o bassa intensità clinica e per degenze di breve durata, con un numero limitato di posti letto a disposizione, gestiti quasi completamente a livello infermieristico.

Ospedali, Case e Ospedali di Comunità, COT costituiranno un vero e proprio ecosistema di cura ispirato al principio della sussidiarietà che potrà e dovrà essere “tenuto insieme” attraverso un ricorso massiccio ed efficiente alle soluzioni digitali. Ciò riguarda due livelli: quello proprio del coordinamento e delle prestazioni erogate da parte dei diversi soggetti del nuovo ecosistema e un secondo che riguarda l’integrazione e lo scambio di dati sanitari dei pazienti propedeutico all’espletamento dei servizi di assistenza e cura al livello territoriale definito in base alla classe di patologia.

Digitalizzazione e dati sanitari

Al principio è stato il Fascicolo Sanitario Elettronico nel prossimo futuro a questo – che dovrà essere implementato in tutte le Regioni e potenziato – si dovrà affiancare una dotazione tecnologica e infrastrutturale capace di consentire una più generale e omogenia condivisione su base nazionale delle informazioni relative al paziente. Ciò implica tra l’altro l’adozione di linee guida e di standard nazionali, la predisposizione di un unico ambiente digitale dove custodirle, la condivisione e l’integrazione dei dati tra tutti i player del nuovo ecosistema sanitario. Come evidenziato dagli osservatori più attenti non c’è trasformazione digitale in ambito sanitario senza uno spazio comune per i dati sanitari digitali, che sia nazionale o europeo. Senza questa pietra angolare non si può avere interoperabilità, tantomeno utilizzo dei Big Data e quindi erogazione efficace ed efficiente dei servizi di cura ai cittadini.

Il percorso di digitalizzazione e di costituzione di una nuova Sanità data driven è iniziato prima dell’adozione del PNRR ed è stato inserito nel più ampio contesto dell’Agenda Digitale Nazionale, potendo così contare su un’ulteriore dote finanziaria aggiuntiva rispetto al Piano: il decisore pubblico, definito il quadro regolamentare nazionale (ad esempio in ambito privacy dei dati) e le linee di indirizzo politico generali, ha deciso di dedicare alla trasmissione e lo storage dei dati sanitari un’infrastruttura adeguata costituita dalle grandi dorsali e dai Data Center Nazionali. Ciò consentirà di integrare i dati sanitari con quelli in possesso delle varie agenzie ed Enti Pubblici, quali ad esempio INPS, Agenzie Entrate, INAIL. Ciò non solo avrà effetti positivi sulla qualità delle cure erogate ai cittadini ma dovrebbe avere anche un effetto positivo sulla loro gestione, consentendo al Servizio Sanitario di stratificare le patologie, accorpandole per classi di assorbimento delle risorse pubbliche e del loro costo reale. Un’analisi costi/benefici che potrà costituire la base per un’opera di progressivo e reale efficientamento.

Infrastrutture digitali e della conoscenza

Con l’assegnazione di un ammontare di quasi 10 miliardi di euro il PNRR sembra aver colto l’allarme degli operatori sanitari relativa alla vetustà e scarsità delle dotazioni di macchinari diagnostici di ultima generazione e di infrastrutture e soluzioni digitali avanzate.

Il mercato dei produttori costituito da un numero ristretto di gradi player che giocano su scala internazionale appare pronto a supportare l’ammodernamento della diagnostica ospedaliera e a sostenere lo sviluppo della telemedicina, il rafforzamento della medicina territoriale, la digitalizzazione dei flussi di lavoro, e il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico. Seppure ancora a macchia di leopardo, proprio grazie alla collaborazione tra Sanità e provider digitali, tra Pubblico e Privato, hanno visto la luce in questi anni importanti progetti di digitalizzazione in realtà ospedaliere avanzate e in alcune Regioni italiane. Oltre alle più avanzate soluzioni digitali, grazie a questa collaborazione gli ospedali hanno potuto accedere anche a un know-how prezioso, costituito dall’esperienza e dalle migliori pratiche a livello globale.

Ma qual è il livello di diffusione delle competenze digitali all’interno del Sistema Sanitario italiano? Da diverse parti si evidenzia il digital gap di cui soffre il sistema sanitario, e si richiama la necessità di erogare formazione continua per quanti già operano nella Sanità e allo stesso tempo di riformare il sistema di formazione universitaria con esami e corsi specifici dedicati al digitale. Non è un caso che l’Ospedale Humanitas, che quest’anno ha conquistato la prima posizione in Italia nella categoria “Best Smart Hospital”, si sia dotato di un Corso di Laurea in MEDTECH in collaborazione con il Politecnico di Milano per garantire la piena integrazione delle competenze ingegneristiche nel percorso formativo clinico, preparando i prossimi medici a gestire la Medicina di precisione, i big data, l’Intelligenza Artificiale.

E non è tutto qui: l’utilizzo di soluzioni digitali ha un forte impatto sia sulla precisione, tempestività efficacia delle cure ma anche su come queste vanno pianificate, erogate e monitorate. Questa rivoluzione del work flow ospedaliero impone di affiancare ad un moderno sapere digitale anche competenze manageriali e quindi un’ulteriore formazione specifica.

Il PNRR fortunatamente ha affiancato la formazione digitale alle altre competenze tecnico-professionali di cui promuove lo sviluppo e ciò, di per se stesso, rappresenta un importante salto di qualità da parte del mondo sanitario nel panorama del processo di abilitazione e competenza professionale.
Dalla formazione discendono le competenze; programmare una formazione in Sanità Digitale, significa pianificare una generazione di competenze nuove, evolute ed in grado di garantire un sano e duraturo progresso.