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Il nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: obiettivi e linee di sviluppo

A cura della redazione

Il documento che descrive il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) presentato in bozza ad inizio dicembre e di seguito approvato dal Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 è articolato in sei “missioni”, o macro capitoli di spesa, a loro volta organizzati in attività e progetti. La “missione salute” a sua volta contempla due grandi capitoli: il primo legato ad una riforma organizzativa con focus sul tema dell’assistenza territoriale e la telemedicina, il secondo sull’innovazione digitale e la ricerca.

Abbiamo chiesto ad un panel composito di Rappresentanti delle Istituzioni e delle Regioni di aiutarci a comprendere meglio gli obiettivi e le principali linee di sviluppo del nuovo PNRR. Da questa conversazione sono uscite molte indicazioni utili per i player e gli operatori del mercato impegnati nella digitalizzazione del sistema sanitario.

Una regia nazionale

I fondi messi a disposizione dall’Unione Europea attraverso il Programma Next Generation EU sono destinati ai singoli Governi centrali quindi, nel caso italiano, non immediatamente disponibili per le Regioni. In base a quanto disposto dal PNRR tali finanziamenti devono essere impiegati per realizzare le missioni del Piano, incluse eventuali vere e proprie riforme.

Nel loro utilizzo in Italia tuttavia si è prevista una forte collaborazione con le Regioni: il Ministero della Salute definisce la cornice legislativa e strategica, è chiamato a svolgere un ruolo di programmazione e di verifica dell’attuazione delle misure previste, mentre alle Regione è demandata l’attuazione dei singoli progetti.

Su questa gestione centralizzata, parte dei rappresentanti regionali hanno convenuto sull’impostazione di massima che, a loro parere, dovrebbe concludersi con la definizione di linee di indirizzo specifiche.

Queste ultime permetterebbero di realizzare “l’ultimo miglio” delle attuazioni alle Regioni che potrebbero in autonomia verificare come raggiungere gli obiettivi prefissati, con un occhio all’efficienza delle soluzioni

Il PNRR in fase avanzata di stesura, dovrà essere prossimamente presentato per validazione in Europa, e prevede un pacchetto rilevante di investimenti, che nel loro complesso costituiscono un’occasione unica per far compiere al Sistema Sanitario Nazionale un vero e proprio salto qualitativo, favorendo l’accelerazione del processo di digitalizzazione dei servizi sanitari in atto in questi ultimi anni e che la pandemia ha reso non più procrastinabile.

Medicina policentrica e integrata

Il potenziamento finanziario e strutturale previsto dal piano si muove su due binari paralleli: da una parte sostiene l’assistenza territoriale e le strutture ospedaliere, dall’altro promuove un ammodernamento delle modalità di gestione delle cure, che nei prossimi anni dovranno essere erogate quanto più possibile in prossimità del luogo di abitazione dei pazienti. Una vera e propria “rivoluzione copernicana” che non ha più soltanto nell’ospedale il proprio centro e nell’ospedalizzazione l’unica forma di cura.

In fin dei conti possiamo sintetizzare che il modello di cura paziente centrico (o addirittura cittadino centrico), da più parti teorizzato come nuovo paradigma di cura, impone che siano gli ospedali a raggiungere i pazienti nei loro domicili e non il contrario. Il modello prevede anche un coinvolgimento differente del medico di medicina generale che, grazie al concetto di presa in carico del cittadino, potrebbe occuparsi non solo della cura ma anche della prevenzione, intesa come monitoraggio e educazione ai corretti stili di vita.

In un simile contesto in evoluzione aumenta la rilevanza, quantitativa e qualitativa, delle tecnologie e delle applicazioni della telemedicina – che abilitano servizi chiave quali la teleassistenza, il teleconsulto e il tele-monitoraggio – e delle piattaforme che consentono la circolazione delle informazioni sul paziente tra tutti gli attori in campo, la loro condivisione e la loro analisi.

In un periodo in cui si comincia a parlare addirittura di “passaporti vaccinali” o di “carta elettronica della salute” acquista nuovo vigore il FSE che, sebbene progettato in era pre-digitale e quindi più vicino ad una Sanità 1.0, necessita di investimenti sia per adattarlo alle necessità attuali per diventare un punto cardine per la Sanità digitale.

Sono due i temi che vanno risolti in questo caso: il Nuovo FSE non può essere più solo un repository di file PDF e deve essere adottato in modo uniforme tra tutti gli attori sanitari, nessuno escluso.

Digitalizzazione e dati

Digitalizzazione è la parola d’ordine attraverso il sostegno all’ ammodernamento del “parco tecnologico” degli ospedali in termini di grandi apparecchiature e di una accelerazione sull’informatizzazione, sia in termini di apparecchiature e soluzioni installate, che di competenze professionali. Forse uno degli obiettivi più ambiziosi del Piano è quello di arrivare all’ospedale senza carta.

Ad oggi circa l’85% delle informazioni sanitarie sono digitali, ma i flussi informativi risultano stratificati negli anni, spesso “germogliati in maniera distonica”: dati spesso non integrati e non integrabili, raccolti e gestiti con modalità diverse, in molti casi disomogenei. I dati invece si devono parlare e sempre più dovranno essere immediatamente disponibili per consentire al Sistema Sanitario risposte tempestive e decisioni in tempo reale.  Ciò implica la necessità di contare su un’accresciuta capacità di calcolo e su una reingegnerizzazione dei processi.

Il percorso è già iniziato ed è stato saggiamente innestato nel più ampio progetto dell’Agenda Digitale Nazionale: la trasmissione e lo storage dei dati sanitari potranno così contare sulle grandi dorsali e su Data Center Nazionali e soprattutto saranno pienamente integrati con i dati in possesso delle varie agenzie ed Enti Pubblici, quali ad esempio INPS, Agenzie Entrate, INAIL. Da un punto di vista gestionale, il Servizio Sanitario sarà così in grado di stratificare le patologie, accorpandole per classi di assorbimento delle risorse pubbliche e del loro costo reale. Di più: attraverso analisi predittive realmente data driven sarà possibile elaborare scenari a 20-30 anni per individuare le esigenze di cura e i costi tendenziali dell’intero Sistema Sanitario Nazionale. Un processo lungo e complesso che ha bisogno di un chiaro e rinnovato quadro normativo (vanno in questa direzione l’approvazione del DL 34 e del nuovo Regolamento richiesto dall’Authority per Privacy) e al contempo dell’adozione di soluzioni avanzate di Intelligenza Artificiale (AI).

Dal paziente alle persone

Ma il cambio di paradigma delineato dal PPNR non riguarda solo le “macchine” ma anche l’uomo, connotandosi per un respiro più propriamente umanistico: il nuovo sistema della salute intende infatti prendere in carico non più semplicemente il paziente, ma le persone. Ciò significa prendersi cura dei cittadini e della qualità della loro vita in ottica di prevenzione. E ciò sarà possibile in ultima istanza grazie ai dati (che sempre meno afferiranno alle mere cronicità) che un Sistema Sanitario Nazionale rinnovato e digitalizzato sarà in grado di metterà a disposizione delle diverse centrali territoriali.

Da ultimo, ma non per importanza, il PNRR nelle sue bozze e anche nella sua versione definitiva – o quasi – punta il dito sulla formazione degli operatori della Sanità. Un tema di primaria attenzione almeno per due motivi: l’impatto dei processi digitali risulta positivo solo se le persone sano cambiare le modalità operative di tutti i giorni e inoltre è fondamentale investire sul capitale umano.

La nostra nazione risulta agli ultimi posti in Europa (al 24esimo precisamente) per capacità di utilizzo delle soluzioni digitali; in particolare non sono la capacità di connessione e le tecnologie a mancare ma proprio la competenza digitale e i servizi disponibili e accessibili tramite la rete. Un punto di non ritorno che non può essere colmato solo tramite l’assunzione di nuovi operatori.