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Uscire dall’emergenza. eICU a scuola di futuro
A cura delle redazione
Era il 19 marzo quando in un’intervista al prestigioso New York Times il medico italiano Marco Pavesi lanciò un allarme che riguardava lo tsunami che con il COVID-19 aveva investito gli ospedali italiani: “da medico vi dico non ho mai visto niente di simile”.
Da allora i sistemi sanitari di tutto il mondo hanno vissuto la medesima esperienza di stress, cercando di gestire la pressione sugli ospedali come meglio potevano. I reparti di Terapia Intensiva che più di altri hanno dovuto subire il contraccolpo dell’ondata pandemica si sono lanciati in una corsa contro il tempo per individuare e implementare velocemente soluzioni adeguate: la priorità è stata quella di aumentare i posti letto disponibili. Secondo il Report del Ministero della Salute, negli ultimi mesi il numero di letti dei reparti di terapia intensiva in Italia è passato dagli originari 5.179 a 8.679, con un ampliamento dei posti da 12 a 14 ogni 100.000 abitanti (non altrettanto può dirsi per la dotazione di personale.)
Fortunatamente in questa operazione molte aziende ospedaliere hanno adottato un approccio flessibile nella consapevolezza che, terminata l’emergenza, non sia sostenibile mantenere un numero elevato di postazioni di cure critiche. Se in questo caso il sistema ha complessivamente dato prova di lungimiranza, non altrettanto diffusa sembra la consapevolezza sulla necessità di innovare profondamente le modalità stesse in cui nell’immediato futuro potranno essere erogate le cure intensive per mantenerne l’efficacia, l’efficienza e soprattutto la sostenibilità.
I vantaggi delle Tele terapie Intensive (eICU)
Una risposta di sistema e di lungo periodo al variare della domanda di cure intensive può venire dalle applicazioni della Telemedicina. Le unità di terapia intensiva che utilizzano la telemedicina (eICU) sono in grado di condividere dati tra una postazione di cura del paziente e un centro di comando, che potrebbe trovarsi anche e migliaia di chilometri di distanza. Il centro di comando monitora i dati in arrivo, rileva le tendenze e riconosce i pazienti le cui condizioni cliniche stanno peggiorando, consentendo un intervento precoce degli esperti e la stabilizzazione del paziente, anche senza la necessità che in loco sia presente un medico intensivista. È sufficiente infatti la presenza di specialisti nel centro di comando, perché a questi è offerta la possibilità di parlare direttamente con il paziente o il team di assistenza in loco, e grazie alle telecamere di precisioni e alle applicazioni della Telemedicina intervenire con rapidità. I vantaggi delle eICU vanno ben oltre i benefici per i singoli pazienti.
Gli ospedali che hanno integrato il modello delle tele-terapia intensive, hanno potuto riorganizzare completamente l’allocazione dei propri specialisti, superando anche il problema dell’insufficienza del personale a disposizione, ad esempio consentendo a un singolo medico fuori sede – o a un singolo team di specialisti – di coprire molti centri di assistenza contemporaneamente. Hanno aumentato così l’efficienza dei servizi di cura erogati e al contempo ridotto i costi.
Ma l’aspetto forse più importante è che molti studi hanno dimostrato che i programmi di tele-terapia intensiva migliorano costantemente gli esiti clinici: traguardi importanti in questa area riguardano la diminuzione della mortalità, l’accorciamento della durata dei soggiorni in terapia intensiva e in ospedale e l’aumento dell’aderenza del personale ai protocolli clinici. Sono ancora tutti da indagare ma sembrano potenzialmente molto promettenti altri benefici indiretti della telemedicina. Questi potrebbero includere una significativa riduzione del numero di trasferimenti ospedalieri, un minor numero di pazienti che devono percorrere lunghe distanze per sottoporsi a visite e controlli, la possibilità di fornire un’assistenza più puntuale e completa alle aree rurali o montane poco coperte dalla rete assistenziale e sanitaria, in ultima istanza, un accesso notevolmente maggiore dei pazienti alle cure mediche.
eICU nel mondo
Sono numerose le storie di implementazione di eICU nel mondo, alcune particolarmente significative le raccontiamo anche in questo numero. Le ragioni che hanno spinto le strutture ospedaliere a riorganizzare i reparti di cure intensive facendo leva sulla Telemedicina sono diverse, ma presentano alcuni tratti comuni: si tratta prevalentemente di organizzazioni che devono far i conti con l’erogazione di servizi a un numero di pazienti elevato e molto diffuso sul territorio, molte devono fare i conti con scarsità di medici e professionisti, alcune con vincoli di bilancio sempre più stringenti. Ciò che colpisce è l’altissima differenziazione permessa dalle piattaforme tecnologiche che di volta in volta vengono customizzate in base alle specifiche esigenze degli ospedali. Per quanto riguarda l’efficacia e l’affidabilità delle cure erogate in questa modalità vale la pena per chi volesse approfondire prendere in considerazione i risultati della ricerca pubblicata su ReasearchGate.
E in Italia?
Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità che prende in considerazione gli anni dal 2014 al 2017 alla telemedicina italiana manca la visione sia dello sviluppo nel tempo sia del coordinamento territoriale. Pur non mancando numerosi esempi di buone pratiche, il sistema sanitario nazionale italiano ha accumulato un notevole ritardo e stenta ad uscire da un approccio alla digitalizzazione meramente emergenziale lasciato spesso all’iniziativa del singolo ospedale per abbracciarne uno strategico e di sistema. Gli esperti dell’ISS invitano a uscire dall’epoca delle sperimentazioni. Perché ciò sia possibile è necessario il superamento di alcune rigidità organizzative e soprattutto culturali che ben più della scarsità delle risorse – o delle idee – costituiscono un ostacolo a una vera e profonda modernizzazione.