Editoriale

Il caso eICU: un’occasione per rifondare la Sanità

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Abbiamo deciso di dedicare questo terzo numero di ReadHIT a un tema specifico e di grande attualità, quello delle applicazioni della Telemedicina ai reparti di Terapia Intensiva e Sub Intensiva. Questi reparti costituiscono oggi la prima frontiera nella gestione della crisi Pandemica in atto, ma allargando lo sguardo al prossimo futuro, dalla sfida rappresentata dalla tenuta di questi reparti le strutture ospedaliere possono – e devono – imparare a migliorare le modalità di presa in carico dei pazienti e di erogazione delle cure critiche sfruttando in modo efficiente gli strumenti messi a disposizione dalle tecnologie. A questo argomento è anche dedicato il prossimo Webinar, Verso un ecosistema di cura integrato: il caso delle eICU.   L’appuntamento è martedì 15 dicembre a partire dalle ore 17,00. Dei diversi contributi che verranno messi a disposizione in questa occasione anticipiamo oggi una pillola, tratta dall’intervento del dottor Enrico Storti, Direttore UOC Anestesia e Rianimazione, ASST Cremona.

I più avanzati sistemi di eICU permettono al medico presente in una postazione remota di poter dialogare, attraverso lo scambio di informazioni e di immagini, con chi si sta prendendo cura del paziente nei reparti di Terapia Intensiva o Sub-Intensiva. Utilizzano inoltre l’analisi predittiva basata sull’intelligenza artificiale (IA) per identificare in anticipo il deterioramento respiratorio, consentendo così interventi precoci. Secondo diversi studi l’utilizzo di sistemi di eICU permette di ridurre la mortalità dei pazienti in terapia intensiva del 20% e il tasso totale di mortalità ospedaliera del 13%. Offrendo al contempo alle strutture sanitaria l’opportunità di ottimizzare le risorse umane e finanziarie.

Come recentemente richiamato da Simona Comandè, General Manager di Philips Italia, in un’intervista sul Corriere Economia è necessario costruire un sistema sanitario fondato sulla connected care e sull’ health continuum. Ciò significa connettere tutti gli stakeholder – medici e caregiver – e dare loro informazioni per curare in maniera customizzata e accorciare i tempi delle diagnosi e significa mettere in rete gli ospedali, internamente e con l’ecosistema esterno. Di questo nuovo sistema la Telemedicina sarà il perno, tenendo però a mente che il semplice “fattore abilitante” tecnologico non basta perché va declinato secondo una strategia chiara.

Tutti i professionisti del settore sanitario sono chiamati a interrogarsi sin d’ora su alcune grandi questioni: che idea di sanità e di ospedale abbiamo per il futuro, in particolare come potremo adattare i servizi di cura alla domanda di sanità dei prossimi decenni a fronte di fattori prevedibili – quali l’invecchiamento della popolazione, la crescente longevità e attenzione alla qualità della vita  – e meno prevedibili, quali l’alternanza di crisi sanitarie e di periodi di normalità? Come potremo ottimizzare le risorse finanziarie e umane per rendere economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibili i sistemi sanitari nazionali nei prossimi anni? Quali soluzioni tecnologiche tra le molte disponibili sono strategiche nell’implementazione del nuovo paradigma organizzativo? E molto altro ancora…

Ciò che è certo è che se non ripensiamo e modernizziamo il sistema sanitario ora difficilmente lo faremo mai. Il Recovery Fund infatti offre a noi professionisti e ai decisori politici un’occasione epocale che difficilmente si ripeterà per fare un grande passo avanti.

Buona lettura.

Alberto Ronchi